Lavora attivamente a Genova. Collaboratore di Taddeo Carlone; probabilmente eredita delle cave di pietra vicino a Genova (forse di calcare nero di promontorio). Si ricorda la sua produzione nella Chiesa genovese di San Siro (in particolare supervisiona la Cappella Maggiore) e nel Santuario di N.S. della Misericordia a Savona, la cui commissione passa da lui al figlio Giovanni e al noto nipote Tommaso. Negli atti del 1606 e del 1610 risulta prima tutore e poi socio di Rocco Pellone. Il Soprani lo chiama Giovanni Battista.