Carlo Fontana rappresenta, in ordine di tempo, uno degli ultimi grandi architetti ticinesi attivi nella Roma barocca. La sua attività romana inizia con collaborazioni alle opere di alcuni fra i principali maestri del Seicento, ad eccezione del Borromini. Nel 1665 è al fianco del Bernini nella carica di architetto della Camera Apostolica e risulta al servizio delle famiglie Pamphilj, Chigi e Farnese. È nel campo dell’edilizia religiosa che l’architetto ticinese riceve i suoi incarichi più importanti, riguardanti sia il completamento di opere lasciate incompiute – ne sono esempi le chiese di San Giovanni dei Fiorentini e di Santa Maria dei Miracoli – sia l’aggiunta di cappelle e portici, per esempio in Santa Maria del Popolo e Santa Maria in Trastevere, sia, infine, apparati decorativi e arredi sacri. Allo scorcio del XVII secolo Fontana è impegnato in Palazzo Montecitorio, dove apporta alcune modifiche all’iniziale progetto berniniano, e nell’ampliamento dell’Ospizio di San Michele a Ripa, cui aggiunge la Casa di Correzione. Il gruppo delle opere autonome del Fontana raccoglie, fra gli altri, gli edifici della Biblioteca Casanatense presso Sant’Ignazio, la vicina Dogana di Terra in piazza di Pietra, realizzata sfruttando il basamento e il colonnato di un antico tempio dedicato a Nettuno, e, soprattutto, la facciata concava della chiesa di San Marcello al Corso (1682-83), probabilmente la sua opera più nota e importante. Nell’area dei Castelli Romani, il nome di Carlo Fontana si associa ad alcuni lavori in Frascati, Ariccia, Lanuvio e Velletri.