Andrea Colomba è l'importante quanto oscuro capostipite di tutta una dinastia di stuccatori, pittori e architetti di Arogno. Di questo abile stuccatore si conosce ben poco, salvo la sua presenza, attestata a Brescia tra la fine del Cinquecento e il primo decennio del Seicento. Ignorato da tutti i testi specialistici, che pur illustrano altri membri della famiglia, Andrea resta un personaggio dal profilo artistico e biografico molto poco conosciuto.
Lo spoglio dei registri della Parrocchia di Santo Stefano ha però fornito qualche tessera in più al mosaico della sua biografia. Innanzitutto è stato possibile correggere un'imprecisione riguardante la data di morte, che non è avvenuta nel 1605, bensì il 21 marzo 1627. La verifica archivistica cambia radicalmente lo scenario artistico che fa da sfondo. Questa differenza di ventidue anni consente di attribuire altre opere ad Andrea, tra le quali una sua presumibile partecipazione alla decorazione a stucco della Cappella del Rosario nella chiesa di Santo Stefano di Arogno. Ma prima di analizzare gli stucchi, vediamo di rimpolpare le scarse notizie biografiche di questo artista.
Lo scandaglio dei registri parrocchiali ha consentito di precisare i termini della presenza di Andrea, invero assai frequente e per periodi abbastanza lunghi, nel suo comune di origine. Egli vi è attestato sei volte in qualità di padrino di battesimo, otto volte quale testimone di matrimonio e dodici volte per il battesimo dei suoi figli, sempre (tranne due casi) nei mesi autunnali (settembre-ottobre) e invernali (novembre-febbraio).
Questi dati inducono a qualche considerazione. In primo luogo la presenza di Andrea Colomba ad Arogno nei mesi autunnali e invernali è un tipico segno dell’emigrazione stagionale. L'appartenenza di Andrea Colomba alla categoria di emigranti edili, che partivano in primavera e facevano costantemente ritorno a casa in autunno, risulta evidente anche dal grafico, che abbiamo potuto allestire in base alle notizie fornite dai registri parrocchiali. Recenti studi hanno ampiamente dimostrato l'incidenza dell’emigrazione stagionale maschile sulla vita dei villaggi e delle famiglie, sull’evoluzione demografica, sull’assetto economico e sulla mentalità.
L'organizzazione sociale delle comunità era profondamente plasmata dalle ritmiche assenze degli uomini. La periodicità delle partenze e dei rientri stagionali si riflette anche sull’andamento delle nascite, che risultano rarefatte e concentrate in pochi mesi dell'anno.
Nel caso di Andrea Colomba la rappresentazione grafica evidenzia l'accumulo dei concepimenti nei mesi che vanno da dicembre ad Aprile, con una netta preponderanza in gennaio: ciò conferma l'idea che l'emigrazione intrapresa da questo stuccatore era tendenzialmente estiva. La partecipazione di Andrea Colomba a diversi battesimi e matrimoni celebrati ad Arogno, oltre a fornirci preziose indicazioni sulle sue consuetudini di lavoro e sui suoi regolari rimpatri, costituisce anche una testimonianza dell'importante ruolo sociale che svolge lo stuccatore e che è confermato anche dalla nomina, dapprima, a rappresentante dell’assemblea viciniale di Arogno per la fondazione della Confraternita del Santissimo Rosario e, poi, a Priore della Confraternita. Il prestigio della Confraternita si accresce nel corso degli anni, come testimoniano i numerosi legati e, soprattutto, la decisione dei confratelli di riedificare, nel 1625, la Cappella della Madonna del Rosario. Il massiccio investimento promosso dallo slancio devozionale fu tale da provocare anche un severo ammonimento del vescovo Carafino: "Gli Huomini di questa terra, che senza nostra participatione, hanno messo mano à fabricare una Capella del S.mo Rosario molto sproportionata al rimanente della Chiesa quastanco quella che prima vi era molto ben ornata, se à quest'hora (...) non s'e finita, si finisca e nell’avvenire non si ardiscano di far nuova fabrica nella Chiesa...". I decreti dei Visitatori, che sono di solito costituiti da inviti ad arricchire, abbellire, indorare i paramenti e gli arredi sacri, qui sono invece rivolti alla moderazione. La cappella è dunque il segno tangibile dell'importanza sociale acquisita dalla Confraternita e del chiaro intento di appropriazione di uno spazio fisico e simbolico a un tempo. Non è un caso che anche nelle generazioni successive la famiglia Colomba continui ad aderire e a investire nella Confraternita. Nata per promuovere la religione e la pietà, la Confraternita tende ben presto a diventare anche un mezzo di affermazione e di autocelebrazione sociale. I membri della Confraternita sembrano, infatti, appartenere a nuclei familiari relativamente omogenei, uniti da legami d'alleanza, di parentela e di amicizie ristretti a una determinata cerchia di artigiani. La funzione di primaria importanza esercitata dalle congregazioni mariane nella storia dell'emigrazione artistica è ben nota. Il caso esemplare della compagnia di Sant'Anna a Torino, che dalla fine del Cinquecento in poi riuniva un vasto numero di mastri d'arte luganesi emigrati nel capoluogo sabaudo, dimostra come le associazioni di devozione si confondessero spesso con le corporazioni artigianali e come l'esercizio di opere di pietà e di carità non fosse estraneo alla solidarietà di mestiere. Per tornare ora al caso del Nostro, le osservazioni fin qui fatte ci inducono a trarre qualche considerazione di carattere più particolare, In primo luogo, 1'alta carica di Andrea in seno alla gerarchia della Confraternita è indice non solo di uno statuto sociale privilegiato, ma anche di un certo grado di istruzione, indispensabile per poter amministrare la congregazione. In secondo luogo, il fatto che Andrea sia Priore della Confraternita durante i lavori nella Cappella del Rosario lascia presupporre un suo diretto coinvolgimento nella ricca ed esuberante decorazione. Su quest'ultimo punto torneremo nel corso dell'analisi degli stucchi nella chiesa parrocchiale di Arogno. L'osservazione sullo statuto sociale dell'artista sembra, invece, avvalorata da altri elementi. Il fatto stesso che Andrea sia più volte sollecitato in qualità di padrino di battesimo o di testimone di matrimonio costituisce un'indiretta affermazione di un'identità etnica e professionale, alla cui base stanno rapporti di intensa familiarità. Dall' analisi dei nomi citati nei registri anagrafici di Arogno risulta che questi legami sono stretti con famiglie appartenenti alla stessa categoria sociale di Andrea. Infatti, quasi tutte le persone, che figurano accanto al nome di Andrea Colomba nei libri di battesimo e di matrimonio, sono addette a vario titolo all'arte edilizia. La famiglia Stella di Arogno ha il diritto di patronato per la Cappella della Madonna del Rosario. Giovanni Stella, architetto, che nel 1581 fonda la suddetta cappella, è a sua volta padrino di battesimo di un figlio di Andrea Colomba. La famiglia Consiglio di Arogno, ancora poco conosciuta dalla critica storiografica, è pure legata alla tradizione artigianale-artistica, come provano i due testamenti di Simone Consiglio, che nel 1643 assegna dieci scudi per un quadro (la pala d'altare?) destinato alla Cappella del Rosario. Nella stessa disposizione testamentaria obbliga i suoi eredi a prendersi cura del figlio illegittimo e a "curare eum instrui in arte muri". Nel 1665 incarica suo figlio, Stefano Consiglio, di "fare un quadro nel quadrone dell'altare della Madona Santissima del Rosario, a una delle parte leterale (!)". Stefano Consiglio è tra l'altro ritenuto l'autore delle quattro tele, di buona fattura, rappresentanti gli Evangelisti sulla parete semicircolare del coro nella parrocchiale di Arogno. La famiglia Artari, originaria di Campione, ma stabilitasi fin dalla fine del Cinquecento ad Arogno, conta diversi architetti, scultori e stuccatori. Andrea Colomba appare legato agli Artari da intensi rapporti di familiarità, tanto da fungere due volte da padrino di battesimo e altre due volte da testimone di matrimonio. Come avremo modo di vedere nei capitoli successivi, i legami intessuti da Andrea ad Arogno saranno mantenuti saldi dai suoi discendenti anche all’estero. A titolo di esempio basti qui ricordare la simultanea, e sicuramente non casuale, presenza di Luca Antonio Colomba e di Giovanni Battista Artari (Arogno 1660 - Inghilterra? 1730) nel Duomo di Fulda verso il 1711. Lo stesso discorso si applica anche al caso della famiglia Cresta-Maggi. Madrina di battesimo di un figlio di Andrea è Caterina, moglie di Baldassare Maggi (Arogno 1550? Arogno 1619), architetto di una certa fama attivo in Boemia, che nel 1581 fonda la Cappella dei Re Magi nella chiesa di Santo Stefano. Nel corso dei secoli le relazioni tra le famiglie Colomba e Maggi saranno pure cementate da vincoli di parentela. Ora, le notizie archivistiche fin qui citate si prestano ad alcune riflessioni di carattere più generale. Da un lato, gli atti di battesimo e di matrimonio si sono rivelati utili strumenti per costruire l'immagine di un'identità etnica e di una solidarietà professionale tra i maestranti. Dall' altro lato, alla stessa stregua di Andrea Colomba, anche i personaggi sopra elencati hanno svolto una funzione di primo piano nella storia della chiesa di Santo Stefano, sia come istitutori di juspatronati sulle cappelle, sia come autori di opere d'arte. Infine i Maggi, gli Stella e i Falconi sono stati attivi in Boemia. La possibilità che l'emigrazione in Boemia di Giovanni Battista Colomba sia stata già avviata dai suoi avi non è quindi da escludere, anche se allo stato attuale della ricerca non è possibile provarlo. Nella storia dell'emigrazione artistica è comunque noto il fenomeno della" catena migratoria", ossia del carattere familiare e collettivo delle partenze, condizionate da logiche comunitarie e da tradizioni familiari. Nell'analisi dei modi di aggregazione e di stratificazione sociale, le alleanze matrimoniali offrono pure un importante criterio di giudizio. Anche in questo caso ci soccorrono le fonti anagrafiche, da cui risulta che Andrea Colomba si è sposato tre volte. La prima moglie è una certa Marta, di cui non si conosce il nome del casato da nubile. 16 Marta muore di parto il 26 ottobre 1610. Andrea Colomba si risposa subito dopo, poiché il 5 dicembre 1612 è già attestato il battesimo del figlio Giovanni Giacomo, nato dall'unione con Caterina Lobia di Gandria. Caterina Lobia si spegne il 22 aprile 1616. Pochi anni dopo Andrea Colomba stringe una nuova alleanza matrimoniale con una certa Domenica di Ramponio (Valle Intelvi). Si tratta di notizie minime da cui non è possibile, allo stato attuale della ricerca, trarre qualche considerazione di ordine generale sulla logica e sull' eventuale strategia matrimoniale intrapresa da Andrea Colomba. Difficile quindi, se non azzardato, stabilire il criterio di scelta adottato dal Colomba. L'unico indizio è offerto dalla seconda consorte, di cui si conosce il nome, il cognome e il luogo d'origine: Caterina Lobia di Gandria. Gandria, villaggio lacustre al confine con la Valsolda, è facilmente raggiungibile via lago da Arogno, o meglio dalla sottostante frazione di Caprino, alle pendici della Sighignola. Per questi luoghi, la cui orografia sembra esasperare la sensazione di isolamento, il lago costituisce un fondamentale mezzo di comunicazione e, in qualche modo, diviene un elemento generatore di autentici bacini artistici e culturali. La stessa definizione" arte e artisti dei laghi", ormai unanimemente adottata dalla critica storiografica, dà atto dell'importanza del fenomeno.
Gandria, come le circostanti regioni del Lago di Lugano, è stata, per dirla con Braudel, una considerevole "fabbrica di uomini". Nelle legioni di mastri luganesi attivi in varie parti d'Europa figura anche il nome del casato Lobia di Gandria, il cui ruolo nell'arte muraria non è ancora stato messo a fuoco dalla critica. All'inizio del Seicento la famiglia Lobia doveva comunque avere molta importanza nella Parrocchia di San Vigilio di Gandria, occupando, nel primo ventennio del secolo, le più alte cariche all'interno della Confraternita del Santissimo Sacramento e risultando pure tra i benefattori di un’altra Confraternita intitolata al Corpus Domini. Sembrerebbe dunque lecito concludere che Caterina Lobia uscisse da una famiglia di maestranti di un certo rilievo, ciò che rivelerebbe una politica matrimoniale di Andrea Colomba basata sul corporativismo. Una politica così attenta nell'imparentarsi risulta tanto più importante e necessaria per le maestranze dei laghi, la cui riuscita professionale è strettamente dipendente dalle solidarietà di parentela e di campanile, che assicurano aiuto materiale e sostegno morale. L'allargamento della rete di alleanze equivale a un potenziamento delle possibilità di accesso al mercato del lavoro. Questa rigorosa scelta endogamica sembra d'altronde confermata anche dal significativo intreccio di parentele intessuto dai discendenti di Andrea Colomba. Sintomatico a questo riguardo è pure il matrimonio della figlia di Andrea Colomba, Giovannina, con il maestro Domenico Biasino detto Santo Michele, cadetto di una famiglia discretamente abbiente e originaria di Castagnola con diritto di patronato nella Cappella di Sant'Antonio da Padova nella chiesa parrocchiale di Arogno. Il solo nome patronimico delle altre due consorti di Andrea Colomba non consente di formulare ulteriori ipotesi sulla sua politica matrimoniale, tranne l'osservazione che Domenica, la terza moglie di Andrea, era originaria di Ramponio, Comune della Valle d'Intelvi. Gli intensi scambi tra Arogno e questa valle dell'alto Lario sono ben documentati. Come avremo modo di vedere nei prossimi capitoli, le vicende migratorie dei Colomba si intrecciano costantemente con quelle delle maestranze intelvesi, operanti con Andrea e Giovanni Antonio Colomba già all'inizio del XVII secolo nel cantiere bresciano di Santa Maria delle Grazie. Pur senza voler giungere ad affrettate conclusioni, l'ipotesi che anche Domenica appartenesse a una famiglia di maestranti intelvesi legati da motivi professionali a quella di Andrea Colomba sembra dunque accreditabile. Infine, per completare il quadro dei rapporti sociali e delle alleanze matrimoniali intessuti da Andrea Colomba occorre spendere alcune parole anche sul numero dei matrimoni e sull'intervallo di tempo relativamente ravvicinato intercorso fra essi. Alle ragioni di ordine strettamente professionale e di difesa dello status sociale, si affiancano anche più sottili ragioni di ordine psicologico. La vita sociale in epoca preindustriale era, infatti, fortemente segnata dalla precarietà dell’esistenza materiale, sovente sconvolta sia da flagelli economici e agricoli sia da epidemie che angosciavano il subconscio collettivo. La mancanza di assistenza e la prospettiva della solitudine in un simile contingente portava quindi a un rafforzamento dei legami familiari o di vicinato, che offrivano maggiore tutela nei momenti di calamità. Ciò potrebbe anche spiegare questa sorta di ansia, che sembra spingere Andrea a tentare di ricostruire, attraverso i tre matrimoni, un ambiente che gli assicurasse solidarietà, aiuto e sostegno affettivo.