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Chiesa di S. Maria 

 

Tipologia
chiesa

Di origine quattrocentesca, l'attuale assetto è frutto dell'impegno lungo l'arco di oltre un cinquantennio, di diversi esponenti della famiglia Carloni affiancati da maestranze artistiche locali. Alla decorazione infatti della chiesa di S. Maria di Scaria, luogo natale dei Carloni, lavorano in successive riprese i fratelli Carlo Innocenzo e Diego. La cronologia dei lavori, che si estendono dalla facciata alla navata, alle due cappelle laterali di S. Monica e del Crocifisso, al presbiterio e al coro, è solo parzialmente ricostruibile su basi documentarie, nonostante le ricerche del Lanfranconi, della Ascarelli D'Amore e del Cavarocchi, da cui emergono dati frammentari e non sempre di facile interpretazione. Tuttavia l'esame stilistico delle opere mostra chiaramente un lungo scaglionamento temporale degli interventi, fra il terzo (per gli stucchi forse già il secondo) e il sesto decennio del Settecento, giustificato dai lunghi e ripetuti soggiorni all' estero dei due artisti, che secondo la consuetudine delle maestranze ticinesi e comasche usavano tornare in patria nei mesi invernali. Punto di partenza per il rinnovamento settecentesco dell' edificio di origine medioevale è il legato di lire 900 imperiali disposto da Giovan Battista Carloni, padre di Diego e Carlo Innocenzo, per la fabbrica del nuovo coro. Tale legato risulta adempiuto quand'era ancora vivente Giovan Battista nel 1710 come conferma lui stesso nel codicillo al testamento del 26 febbraio 1718. Cronologicamente il primo intervento d Carlo Innocenzo può essere identificato con l'affresco della Natività della Vergine posto sulla parete di fondo del coro entro una ricca incorniciatura in stucco di Diego. Dal punto di vista compositivo e stilistico esso presenta infatti strette affinità con il dipinto del medesimo soggetto nella cappella della Vergine nella Basilica della SS. Annunziata del Crocifisso di Como, la cui decorazione fu commissionata al Carloni ne1725, con cui condivide la forte incipenza di componenti di vultura figurativa tardobarocca romana (Baciccio e soprattutto, Trevisani). Un pagamento del giugno 1724 rintracciato dalla Ascarelli D'Amore nell' Archivio parrocchiale di Scaria, "per fare li ponti per la pittura che fava (sic: forse una trascrizione errata per "farà") il sig. Carlo Carlone", è stato messo dalla Coppa in rapporto con l'esecuzione di questo affresco. Il rimanente della decorazione venne portato avanti dopo un'interruzione di diversi decenni. Sulle volte delle due campate della navata si susseguono le medaglie dell'Assunzione e dell'Incoronazione della Vergine (nei pennacchi, rispettivamente, gli Evangelisti e quattro Virtù); sulla volta del presbiterio è raffigurata la Gloria dell'Immacolata, cui fanno corona quattro Virtù nei pennacchi e sulle pareti, sempre ad affresco, la Presentazione della Vergine al Tempio e lo Sposalizio della Vergine. È probabile che tale complesso pittorico fosse ultimato, o quanto meno in fase di completamento, alla morte di Diego Carloni nel 1750, pur se taluni caratteri compositivi e stilistici degli affreschi, particolarmente nelle medaglie sulla volta della navata, richiamano, secondo quanto osserva la Barigozzi Brini, opere del Carloni posteriori alla metà del secolo per chiese del Bresciano e della Bergamasca. È da notare inoltre che lo schema compositivo dell'Assunzione della Vergine verrà ripreso più tardi dal Carloni nel duomo di Asti. Un utile, anche se non definitivo, appiglio alla definizione della cronologia è suggerito dalla data 1753 segnata sul pavimento, che potrebbe corrispondere alla conclusione dei lavori di riqualificazione barocca dell'edificio. Di particolare interesse, a complemento delle scarne notizie documentarie desumibili dall' Archivio parrocchiale di Scaria , sono tre lettere pubblicate dal Cavarocchi: si tratta di lettere indirizzate allo stuccatore intelvese Giambattista De Allio, parente dei Carloni, conservate oggi nell' Archivio parrocchiale di Waldkirchen in Baviera, dove il De Allio, intorno al 1750, lavorava alla decorazione in stucco della chiesa su commissione del decano Giovan Antonio Luraghi . Nel dicembre del 1751 il Carloni terminava i due affreschi laterali del presbiterio ed era impegnato nella doratura "sopra la volta". Nel medesimo anno risultano pagamenti per l'oro della vela di fondo; tali lavori di finitura riguardano l'incorniciatura in stucco, probabilmente già eseguita da qualche tempo, dell'affresco con la Gloria dell'Immacolata. All'inverno del 1751-1752 risale l'esecuzione delle pale d'altare delle cappelle laterali di S. Monica e del Crocefisso, di ispirazione fortemente pittoniana. Sempre al 1752 risalgono il dono alla chiesa, da parte di Carlo Innocenzo, del "Paradisin", il tronetto in legno intagliato e dorato per l'esposizione del Santissimo Sacramento nelle Quarant'Ore, e la commissione del relativo "apparato" al quadraturista comasco Giuseppe Coduri, con il quale il Carloni collaborò in diverse occasioni. Tale sfarzoso dono costituisce, con molta probabilità, l'episodio conclusivo del pluridecennale impegno profuso dai due fratelli Carloni per dare una raffinata veste rococò, di intonazione assolutamente mitteleuropea nella sua sofisticata eleganza, alla chiesa posta nel cuore del loro borgo natale, a breve distanza dalla casa di famiglia.

Regesto Eventi
Anno Luogo Evento o ruolo Artista
1712 - 1718Italia, Lombardia, Como, Scaria d'Intelvidecorazione coroDiego Francesco Carloni
1741 - 1741Italia, Lombardia, Como, Scaria d'Intelvistatue in stuccoDiego Francesco Carloni
1751Italia, Lombardia, Como, Scaria d'IntelviaffreschiCarlo Innocenzo Carloni